Pippo e Oscar Cimnaghi, a distanza di qualche settimana dalla fiera più importante del settore. “Al Salone del Mobile vince il Fuorisalone. Le novità più interessanti guardano alla domotica”

 

Loro c’erano, c’erano come sempre e come era giusto che ci fossero.

I fratelli Pippo e Oscar Cimnaghi, insieme leader della storica azienda 2C Arredamenti di Corbetta e Cimnaghi regalano molte riflessioni e qualche analisi su andamento, dinamiche e novità dell’ultima edizione del salone del Mobile, conclusa, qualche settimana fa.

C’eravate anche voi tra i 435.000 visitatori dell’ultima edizione del Salone del Mobile a Milano.

Sì, certamente. Le nostre aziende sono tutte lì. E, poi, d’altra parte è il palcoscenico  mondiale dell’arredo. Chi è del nostro settore non può mancare ad un appuntamento così.

Secondo voi cosa ha vinto?

Il Fuorisalone. Bellissimi padiglioni allestiti  per il Fuorisalone in spazi molto ampi e suggestivi al centro della città, nelle strade più celebri del quadrilatero della moda.

Secondo voi cosa ha in più il Fuorisalone?

La possibilità di dialogare in un contesto di maggiore relax, rispetto ai ritmi frenetici dell’interno fiera. E, quindi, maggiore possibilità di confronto e di dialogo non solo con addetti ai lavori, ma con un pubblico più vario ed eterogeneo.

Il tema più “gettonato” ai Fuorisalone?

Sostenibilità.

Novità interessanti presentate dalle aziende?

Al Salone del Mobile per definizione a farla da padrona è il design, in un contesto in cui i designer si sbizzarriscono.

Quali i temi portanti?

Tradizione e innovazione nella realizzazione di mobili all’insegna di stile e artigianalità, ma anche prodotti, espressione di funzionalità e grande senso estetico.

Più  voglia di ritorno al classico o più  tendenza moderna?

Voglia di purezza, essenzialità e funzionalità, soprattutto, con un occhio agli spazi ristretti del residenziale in alcuni contesti urbani. Ma non manca la fantasia.

Quali secondo voi le  novità più interessanti da questo punto di vista?

Crediamo che in questa edizione e farla da padrona sia stata la domotica del settore cucine.

E tra i vostri marchi spicca da un po’ di tempo quello di Valcucine, azienda molto attenta alla domotica che proprio l’anno scorso ha presentato importanti novità in tal senso.

Sì, V-Motion di Valcucine, un inedito sistema interattivo per la cucina.

In cosa consiste?

E’ un sistema interattivo inedito che comprende aperture e chiusure intelligenti, con un semplice gesto del piede o della mano, dei cestoni e delle ante dello schienale attrezzato. E’ associato alla nuova cucina Genius Loci, ma si può applicare anche ad altri modelli. In base al modello della cucina ci sono anche diverse personalizzazioni: ad esempio si può associare lo speciale elemento Air Logica System con apertura morbida dell’anta a V-Motion che automaticamente comanda l’apertura contemporanea del rubinetto e l’accensione delle luci sullo schienale.  Con questo sistema la cucina diventa un ambiente interattivo pratico e decisamente funzionale, dove tutto è a portata di mano e non serve nemmeno avere le mani libere. Vogliamo aprire l’anta ma abbiamo le mani sporche di cibo? Basta sfiorarla. Ci serve la pentola nel cassetto sotto i ripiani? Basta passare vicino il piede. Ci serve più luce? Lo schienale si illumina da solo appena l’anta si apre… Insomma, con una cucina così non vorremo mai smettere di cucinare.

Qual è la risposta del pubblico?

Ottima. Molta attenzione e alto gradimento. Il futuro è in questo ambito.


Intervista a Carlotta de Bevilacqua Vice Presidente di Artemide, Responsabile Brand Strategy.

Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale  della Artemide, c’è da sempre  la proiezione verso il futuro.

Artemide ha sempre creduto ed investito moltissimo in ricerca, unendo all’innovazione tecnologica una visione umanistica del progetto.

Oggi poi siamo di fronte a rivoluzionari cambiamenti tecnologici nel campo della luce, a partire dal LED fino ad un’interpretazione sempre più interattiva e parametrica del progetto della luce.

La ricerca sulle nuove tecnologie e le relative applicazioni si stanno sviluppando a un ritmo rapidissimo, sia nel campo dell’elettronica che della fotonica, rivoluzionando i confini progettuali e produttivi.

Quali gli altri punti di forza fondamentali della vostra storia aziendale

La ricerca deve essere combinata al saper fare e, fin dagli inizi, Ernesto Gismondi ha dato grande importanza alla produzione. Oggi ogni prodotto Artemide è Made in Europe, realizzato in una delle nostre fabbriche: 3 in talia, di cui una vetreria a Venezia, una in Francia ed una in Ungheria. Abbiamo anche una produzione in Canada, ma solo per seguire le diverse esigenze del mercato americano.

Fin dai primi anni c’è stata poi l’intuizione di coinvolgere gli architetti che erano i protagonisti della rivoluzione culturale per trasmetterla anche attraverso nuove idee e progetti nel campo della luce: Vico Magistretti, Giò Ponti, BBPR, Livio Castiglioni e Gianfranco Frattini, Richard Sapper, Enzo Mari, Gae Auleti, Ettore Sottsass, Mario Botta, Michele De Lucchi.

E oggi proseguiamo nella collaborazione con grandi nomi dell’architettura internazionale come Foster&Partners, Jean Michelle Wilmotte, David Chipprefield, Jean Nouvel, Herzog&de Meuron, BIG, fino ali ultimi come Gensler, MAD ed Eemental con cui abbiamo iniziato a lavorare quest’anno.

Tutte queste collaborazioni sono poi guidate dai valori della “Human Light”, punto centrale di tutte le collezioni Artemide.

Quale una vostra collezione che vi rappresenta più di altre o che è a suo modo una vostra icona?

Una icona è sicuramente Tolomeo, capace dopo ancora più di 30 anni di essere sempre contemporanea e di rinnovarsi con nuove versioni.

Al di là dei prodotti più storici un esempio che ben rappresenta la competenza di Artemide oggi può essere Alphabet of Light di BIG.  Un font di luce e dei moduli lineari e circolari con cui disegnare liberamente la luce nello spazio. È un principio elementare che genera un sistema aperto attraverso pochi moduli base. Grazie a precise proporzioni geometriche, questi possono essere combinati tra loro costruendo infinite strutture di luce, essenziali o più complesse, lineari o curvilinee. L’idea di BIG si combina alla competenza opto-elettronica di Artemide per definire un principio costruttivo innovativo e restituire una luce continua e confortevole.

È una presenza minima che racchiude un’altissima innovazione brevettata.

Estetica e funzionalità, non sempre sono in perfetta sintonia.  Una strategia per farli funzionare alla perfezione?

Il progetto della luce non deve nascere da ragioni estetiche e formali ma dalla qualità della luce, dai vincoli e dalle opportunità che le nuove tecnologie ci offrono. Penso che alla fine quello che esprime un progetto, anche attraverso la forma, sia il talento di mettere insieme il sapere: intelligenze, valori, costi, qualità, manufacturing, e così via…

Sta al talento del designer far si che questo lash-up si traduca in bellezza capace di emozionare al di là delle mode del momento.

Oggi, l’illuminotecnica sta vivendo un momento di grande attenzione. I progetti di illuminazione sono attualmente dei veri e propri progetti a se stanti all’interno del progetto di arredamento.

La luce è un elemento fondamentale per la costruzione degli spazi e delle architetture, è attraverso la luce che percepiamo lo spazio. Rispetto poi al modo in cui viviamo gli spazi la luce influenza i nostri comportamenti, è in grado di emozionare e di contribuire attivamente al nostro benessere.

Per questo il progetto della luce deve essere parte integrante del progetto di uno spazio e non solo un’aggiunta finale.

Nell’ultimo decennio il mondo del design ha subito una vera e propria rivoluzione di stili, andando sempre più verso linee essenziali e minimal, vogliamo fare una breve analisi di questo cambiamento di tendenza e delle cause,   che lo hanno determinato.

Negli ultimi anni nel campo della luce i cambiamenti maggiori sono derivati dalle opportunità che la  tecnologia LED ha aperto.

Lavorare con una sorgente miniaturizzata come il LED non significa necessariamente negare l’emozione della forma, dell’aspetto più fisico e scenografico dell’apparecchio di illuminazione. Il progetto della luce si trova però di fonte ad una mutazione genetica: da meccanico ed elettrico diventa opto-elettronico. Non si tratta più di vestire una sorgente, ma di dare una nuova interpretazione a questa tecnologia innovativa definendo anche una nuova estetica e nuove relazioni con l’uomo e lo spazio.

Da un lato il LED permette di smaterializzare la luce, integrarla sempre più nello spazio e di gestirla con maggiore precisione  e qualità delle performance.

Dall’altro si apre l’opportunità di avere soluzioni di luce sempre più flessibili ed intelligenti capaci di seguire i ritmi delle nostre attività interagendo attraverso sensori o sistemi di controllo sempre più alla portata di tutti e non solo dei tecnici del settore con strumenti come Artemide App.


Intervista a Francesco Livi di FIAM Italia

Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale  della Fiam Italia, c’è da sempre  la proiezione verso il futuro con linee e design innovativi.

L’espressione “cultura del vetro ” racchiude l’intera filosofia produttiva di Fiam Italia: l’abilità artigiana, il design e la continua ricerca ed innovazione contribuiscono alla realizzazione di prodotti di prestigio che ci contraddistinguono da 45 anni.

Quali gli altri punti di forza fondamentali della vostra storia aziendale?

L’elevato grado di specializzazione tecnica e la ricerca verso nuove forme e nuovi processi applicati al vetro,  ci hanno permesso di diventare leader nel nostro settore, essendo la prima azienda italiana a realizzare elementi d’arredo in vetro curvato.

Il vostro elemento caratterizzante è il vetro. La vostra azienda realizza da decenni, prodotti di arredo in vetro. E nel tempo, sempre la conferma di questa scelta…

Grazie alla sua passione per il vetro fin da ragazzo, Vittorio Livi ha accolto la sfida di lavorare artigianalmente questo materiale, semplice ma anche complesso dal punto di vista chimico e fisico, con l’obiettivo di realizzare complementi d’arredo, divenuti in seguito autentiche opere d’arte per gli ambienti più speciali. A sostegno di questa scelta contribuiscono in primis il fatto che essendo riciclabile all’infinito rimane tra i materiali più ecologici inoltre è un materiale ancora tutto da scoprire ed è grazie alla grande ricerca tecnologica che permette di trasformarlo da materiale apparentemente freddo e trasparente a qualcosa di caldo, materico ed elegante.

Quale una vostra collezione che vi rappresenta più di altre o che è a suo modo una vostra icona?

Tra i molteplici progetti che maggiormente hanno contribuito al nostro successo ci piace ricordare la poltrona “Ghost” del 1987 , realizzata in collaborazione con Cini Boeri, poltrona in vetro curvato divenuta icona del design a livello mondiale  ed esposta al MoMa di New York.  Con il Salone del Mobile 2018, Fiam celebra l’anniversario dello specchio Caadre, disegnato nel 1998 da Philippe Starck, arricchendo la collezione con la variante bronzo e la versione retroilluminata.
Infine,  le novità presentate in questa occasione tra cui i  vetri multicolor, DV glass e la goffratura ad alta temperatura, che permette di aggiungere al vetro effetti di profondità uniti a decori sinuosi ed eleganti.

Nell’ultimo decennio il mondo del design ha subito una vera e propria rivoluzione di stili, andando sempre più verso linee essenziali e minimal, vogliamo fare una breve analisi di questo cambiamento di tendenza e delle cause, che lo hanno determinato.

Nonostante i molteplici cambiamenti riscontrati nelle tendenze, tra cui nuove finiture e materiali (per citare qualche esempio: l’utilizzo del bronzo e del finto marmo) Fiam ha continuato a proporre forme essenziali, non perdendo di vista l’eleganza che caratterizza il nostro stile e la matericità dei prodotti realizzati, frutto  dell’esperienza nell’impiego di molteplici materiali.

 Per le aziende questo cambiamento cosa ha significato in termini di progettazione e in termini di ricaduta commerciale?

Essendo quello del design un mondo in continua evoluzione, pensiamo che sia fondamentale investire in ricerca ed innovazione, poiché è proprio questa continua evoluzione nelle tendenze che stimola e contribuisce a modificare le esigenze dei consumatori, sempre più informati e attenti ai particolari ,sempre connessi e aggiornati su ciò che li circonda.

Cosa fa la fortuna e il successo di un’azienda di arredamento oggi?

La tradizione, la qualità, la continua dedizione e l’attenzione nei riguardi del cliente sono sicuramente dei punti di forza dell’azienda ma non solo: la comunicazione e il confronto permettono di leggere e interpretare quelle che potrebbero essere le future tendenze del mercato.

Nonostante la congiuntura economica negativa degli ultimi anni, il settore del design sembra che non abbia accusato molto il colpo, anzi…

Ci riteniamo fortunati poiché nel nostro caso il mercato di fascia alta non ha subìto un duro colpo come confermato da dati macroeconomici di settore,  in gran parte grazie alle vendite nei mercati esteri, a conferma del fatto che il settore dell’arredamento continua ad essere riconosciuto in questi paesi come uno dei settori di eccellenza del Made in Italy.

2C Arredamenti lo scorso anno ha celebrato i 40 anni di attività. Un bel traguardo…

Un traguardo ottenuto sicuramente con grande fatica ma soprattutto con grande dedizione verso ciò che li contraddistingue: la passione per il design e l’attenzione per il cliente.
Anche per questo siamo fieri di essere loro partner da almeno 20 anni.

2C Arredamenti sta lavorando ad un e-commerce, che quanto prima sarà online. Un’evoluzione aziendale dei nostri tempi che affiancherà alla loro azienda, da 40 anni sul mercato, una seconda azienda parallela di vendita online. Cosa ne pensa?

Attualmente, avere come mercato di riferimento solo quello locale, penso costituisca un grande limite, per cui sfruttando le nuove tecnologie tra cui l’e-commerce, si può avere la possibilità di cogliere nuove opportunità, nonostante sia un nuovo canale da seguire, studiare e monitorare con attenzione e su cui occorre investire non poco .

Si è appena concluso il del Salone del Mobile, una fiera che registra record di presenze. Secondo lei,  perché è una fiera intramontabile?

Ospitato dall’Italia che è la culla del design e da una città che lo vive in maniera travolgente e a 360 gradi, il Salone del Mobile è un evento unico e intramontabile, in grado di offrire una visibilità e una varietà di opportunità difficilmente ottenibili. Quest’ultima edizione si è chiusa con 434 mila presenza da 188 Paesi, il 26% in più rispetto allo scorso anno, registrando numeri da record. A fare la differenza è anche la qualità dei visitatori: operatori internazionali venuti in fiera a fare business e firmare ordini.


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Intervista a Laura Allievi Titolare e Responsabile Ufficio Stampa di Porada

Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale  della Porada, c’è da sempre  la proiezione verso il futuro.

Il nostro motto è “Learn, live, dream” a sottolineare la nostra propensione a una visione aziendale sempre proiettata alle sfide del futuro ma con radici ben ancorate al nostro passato e alla nostra storia. Siamo ormai giunti alla terza generazione e intendiamo proseguire su questo percorso, con uno spirito costantemente volto al domani.

Quali gli altri punti di forza fondamentali della vostra storia aziendale?

Tutto nasce dall’amore per il legno. Il legno massello, lavorato con l’abilità artigianale di chi sa trasformare un tronco in una piccola opera d’arte. Proprio da questa passione nasce Porada, fondata nel 1968 da Luigi Allievi con l’intento di proseguire la produzione di sedie che aveva intrapreso nel 1948. A sostenerlo i figli, promotori come lui di un’azienda che fa della qualità e della professionalità le proprie basi. L’eccellenza qualitativa e l’esperienza nella lavorazione del legno le conferiscono in breve un’identità solida e ben definita che trova oggi espressione in prodotti eleganti che contribuiscono a definire il paesaggio domestico.

Quale una vostra collezione che vi rappresenta più di altre o che è a suo modo una vostra icona?

Le collezioni si rinnovano di anno in anno. Al Salone del Mobile di Milano ogni anno presentiamo nuove collezioni, capaci di integrarsi con quelle già esistenti ma di portare al contempo una ventata di novità. Certo, alcuni pezzi più di altri sono entrati nell’immaginario comune come emblemi di Porada. Su tutti spiccano il tavolo infinity disegnato da Stefano Bigi e la collezione di tavoli e tavolini Ziggy di Carlo Ballabio.

Estetica e funzionalità, non sempre sono in perfetta sintonia.  Una strategia per farli funzionare alla perfezione?

La sintonia deriva da una visione d’insieme ampia e da un efficace lavoro di team. Porada investe molto nella ricerca sul design e sui materiali, tenendo sempre ben chiaro l’obiettivo. Una casa va vissuta; per questo i nostri mobili uniscono forme equilibrate ed armoniche a una grande versatilità d’uso. La bellezza da sola non basta, i materiali e la funzionalità sono gli altri aspetti su cui lavoriamo costantemente.

Oggi, l’illuminotecnica sta vivendo un momento di grande attenzione. I progetti di illuminazione sono attualmente dei veri e propri progetti a se stanti all’interno del progetto di arredamento.

NO

Nell’ultimo decennio il mondo del design ha subito una vera e propria rivoluzione di stili, andando sempre più verso linee essenziali e minimal, vogliamo fare una breve analisi di questo cambiamento di tendenza e delle cause,   che lo hanno determinato.

Le nuove generazioni non hanno più a disposizione gli spazi ampi e importanti dei nonni o dei genitori. In case di dimensioni ridotte un arredamento troppo presente o elaborato rischia di dare un effetto claustrofobico. “Less is more” sembra essere il nuovo mantra da seguire. Noi non abbiamo mai abbandonato il senso di calore che i nostri mobili forniscono a una casa, le linee morbide, i richiami al design degli anni ’50, ma sempre virato a una semplificazione capace di adattarsi ad ogni casa. Mobili senza tempo, semplici ma non banali.

Per le aziende questo cambiamento cosa ha significato in termini di progettazione e in termini di ricaduta commerciale?

L’impatto più forte lo hanno subito le aziende di classico o quelle con linee di design molto particolari. Porada, anche negli anni della crisi, ha mantenuto e migliorato i propri risultati, frutto di sagge strategie commerciali e di design.

Cosa fa la fortuna e il successo di un’azienda di arredamento oggi?

Noi abbiamo una sola risposta: passione. Siamo appassionati del nostro lavoro e dedichiamo ad esso grandissimo impegno e risorse. Non smettiamo mai di investire. Nella qualità dei prodotti, nelle fiere e nelle strategie commerciali. Abbiamo appena aperto il nostro secondo showroom monomarca in centro a Milano, in via Borgospesso, il secondo dopo il primo negozio di Londra, all’interno del Chelsea Harbour Design Center.

Nonostante la congiuntura economica negativa degli ultimi anni, il settore del design sembra che non abbia accusato molto il colpo, anzi….

Alcune aziende, che magari già vivevano situazioni complesse, hanno sicuramente accusato il colpo. Non è il nostro caso. La crescita negli ultimi anni è stata crescente e ne siamo soddisfatti.

2C Arredamenti lo scorso anno ha celebrato i 40 anni di attività. Un bel traguardo, accanto al vostro di 70 anni…

Decenni di attività, bei traguardi davvero! I nostri 70 anni sono stati pieni di sfide e di gioie. Ne andiamo  orgogliosi e siamo certi che il capo famiglia e fondatore dell’azienda, Luigi Allievi, ne andrebbe molto fiero.


Intervista a Nicola Zannoni Sales Manager Italia Venini Spa

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Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale della Venini, c’è da sempre la proiezione verso il futuro. Quali gli altri punti di forza fondamentali della vostra storia aziendale?

E’ sicuramente la proiezione verso il futuro che ha reso Venini, nata nel 1921 grazie all’intuizione del fondatore Paolo Venini, l’eccellenza del vetro muranese e veneziano in Italia e nel mondo. Nell’idea di Paolo Venini il concetto di futuro si lega a quello di design e ha sempre condotto l’azienda a percorrere la strada dell’innovazione estetica, dell’arte e della tecnica vetraria applicata. Altri propulsori nella storia di Venini sono sicuramente il radicato senso di appartenenza all’Isola di Murano, che fa di Venini una delle espressioni massime della manifattura made in Italy, e la grande abilità dei nostri maestri vetrai, senza i quali la storia di Venini non avrebbe ovviamenteavuto inizio, che, unita alle idee dei grandi artisti, architetti e designer con cui hanno collaborato, ha determinato che questo percorso aziendale fosse unico nel suo genere.

Quale una vostra collezione che vi rappresenta più di altre o che è a suo modo una vostra icona?

E’ difficile dover selezionare un’unica collezione, in quanto l’essenza di Venini abbraccia stili ed epoche differenti ma in un certo senso complementari. Ma se proprio dovessi indicherei senz’altro quelle che a tutti gli effetti sono considerate appunto le nostre icone, ovvero i nostri vasi più famosi. Parlo in primis del Veronese, nato dalla collaborazione tra Vittorio Zecchin e Venini nel 1921, autentica scultura di vetro e simbolo dell’azienda, ma potrei soffermarmi anche sui nostri vasi Balloton, Opalino e Fazzoletto, da sempre molto apprezzati.

Estetica e funzionalità, non sempre sono in perfetta sintonia. Una strategia per farli funzionare alla perfezione?

Nella storia di Venini ha sempre prevalso l’estetica. Il design di Venini è sempre stato un design artistico che ha spesso sconfinato nei territori dell’arte contemporanea del ‘900. Provocatoriamente mi piace sostenere che dove ci sia estetica ci sia anche funzionalità.

Oggi, l’illuminotecnica sta vivendo un momento di grande attenzione. I progetti di illuminazione sono attualmente dei veri e propri progetti a se stanti all’interno del progetto di arredamento.

Su questo punto Venini è certamente al passo con i tempi. Una delle nostre prerogative è appunto quella di poter affiancare il progettista nella realizzazione di progetti luce custom totalmente su misura e personalizzati. La nostra azienda ha una notevole anima contract e ciò che ci contraddistingue è la flessibilità con cui decliniamo elementi modulari tipici della tradizione veniniana (come i poliedri di Carlo Scarpa, i nastri, i triedri e i trilobi) in realizzazione custom ambiziose e di autentico impatto estetico.

Nell’ultimo decennio il mondo del design ha subito una vera e propria rivoluzione di stili, andando sempre più verso linee essenziali e minimal. Per le aziende questo cambiamento cosa ha significato in termini di progettazione e in termini di ricaduta commerciale?

Venini, lo si può dire, non ha mai rincorso stili o tendenze del momento, la costante di Venini è il saper fare arte vetraria e il non snaturarsi alla ricerca di facili successicommerciali. Questo è il nostro fascino e il nostro essere senza tempo, al di là delle mode passeggere e delle abitudine di acquisto. Il tratto distintivo, se mai, è stato quello di anticipare il design del futuro pur essendo ancorati agli archetipi del passato.

Cosa fa la fortuna e il successo di un’azienda di arredamento oggi?

Sicuramente il dinamismo e il guardare i mercati esteri, in particolare quelli emergenti che hanno fame di design e grandi disponibilità d’investimento.

Nonostante la congiuntura economica negativa degli ultimi anni, il settore del design sembra che non abbia accusato molto il colpo, anzi…

La forza delle aziende italiane, comprendendo i limiti del mercato locale, è quella di aver puntato sempre di più all’espansione all’estero. Anche Venini, in quest’ottica, sta potenziando la distribuzione negli Stati Uniti, in Asia, in Russia e, grazie ai contatti del Gruppo Damiani, anche in Giappone.

2C Arredamenti lo scorso anno ha celebrato i 40 anni di attività. Un bel traguardo, accanto al vostro di 97 anni…

I 40 anni di 2C Arredamenti sono l’esempio lampante di come solo le aziende dinamiche e al passo con i tempi possano superare lo scoglio del passaggio generazionale e andare avanti. Venini nel 2018 festeggia i 97 anni e si avvia a diventare centenaria, traguardo che ci riempie di orgoglio.

2C Arredamenti sta lavorando ad un e-commerce, che quanto prima sarà online. Un’evoluzione aziendale dei nostri tempi che affiancherà alla loro azienda, da 40 anni sulmercato, una seconda azienda parallela di vendita online. Cosa ne pensa?

Attivare un e-commerce veloce e performante può consentire alle aziende italiane di intercettare nuovi clienti, che hanno un approccio all’acquisto diverso dal tradizionale, e di aprirsi una finestra strategica sui mercati oltre i confini nazionali. Dal mio punto di vista è necessario e fondamentale fare questo tipo di investimenti per condurre la propria azienda verso nuovi mercati e garantire la continuità generazionale.